La lirica è il genere che ha prodotto la forma simbolica con cui è stata letta più frequentemente la poesia italiana del Novecento. Tuttavia, soprattutto da un certo momento in poi, questa maniera di concepire la lirica diventa uno stereotipo, che ingabbia non solo la scrittura in versi, ma anche la presenza della soggettività nella scrittura. Questo cliché ha fossilizzato la lirica in un’espressione sterile, che a mano a mano non è sembrata più in grado di generare un pensiero produttivo e di raccontare il presente. Conferma la deriva della poesia che avrebbe perso progressivamente sempre più lettori e supporto istituzionale. Tuttavia, se il genere si è cristallizzato in uno stereotipo, le riflessioni sulla soggettività hanno seguito uno sviluppo ben più articolato e differenziato. Così come la filosofia del soggetto ha attraversato molte trasformazioni, è cambiata la funzione della lirica e della soggettività nella scrittura. Il saggio si propone di mettere a fuoco questi problemi a partire da un'analisi della poetica di Vittorio Sereni. Propone, infine, un'idea di rifunzionalizzazione della lirica che pone l'accento sull'importanza del rapporto tra la poesia e il pensiero emotivo come pensiero produttivo.